I tre stadi dell’amore

[I tre stadi dell’amore _ la Vita nuova]

Dante iniziò presto a dedicarsi alla poesia. Le prime prove riprendono il modello guittoniano, ripetendone gli schemi psicologici convenzionali, il linguaggio astruso e gli artifici formali. Ma subentra l’amicizia con Guido Cavalcanti, e nasce quel gruppo di spiriti eletti, orgogliosi della propria altezza d’ingegno, che viene designato comunemente con la formula dantesca di dolce stil novo.
La svolta implica l’adozione di uno stile diverso da quello guittoniano, uno stile dolce e leggiadro.
Nei temi, il giovane Dante subisce l’influsso del più anziano Cavalcanti: difatti i suoi versi insistono sul motivo dell’amore come tormento e sofferenza e sull’analisi esclusiva dell’io dolente. Da questa influenza però Dante si libera, interpretando una strada che lo distacca nettamente dallo Stilnovismo. Ma per comprendere questa nuova e decisiva svolta è necessario rifarsi all’interpretazione che egli stesso dà.

Dante e BeatriceDopo la morte di Beatrice, Dante decise di raccogliere le liriche più significative scritte in quel momento, facendole precedere da un commento in prosa che spiegasse l’occasione da cui i componimenti erano nati e facendole seguire da un commento retorico. L’opera compiuta tra il 1293 e il 1295 fu intitolata Vita nuova perché rinnovamento spirituale determinato nel poeta da un amore eccezionale ed altissimo.

Nel saluto della gentilissima Dante ripone la sua felicità, decide, così, di assumere per la sua poesia non più la descrizione delle sue sofferenze, ma la lode dell’amata. Però una visione. avuta durante una malattia, preannuncia al poeta la morte della donna. Dopo poco tempo, Beatrice muore realmente.
Beatrice nega al poeta la possibilità di un nuovo amore, apparendogli in sogno.

La Vita nuova _ seconda edizioneLa Vita nuova si presenta dunque come ricapitolazione di un’esperienza passata, e al tempo stesso come ricostruzione del suo significato profondo: un’esperienza sentimentale e intellettuale insieme, di vita e di poesia.
Nel libro è probabilmente contenuta una trama di esperienze reali, ma Dante mira soprattutto a cogliere i significati segreti che stanno al di là di esse e a comporli in una vicenda esemplare sottratta ai limiti del tempo e dello spazio.
Ne deriva l’impressione di un mondo diverso da quello reale, immerso in un’atmosfera di sogno. Tant’è vero che alle vicende reali si mescolano spesso autentici sogni senza che si crei alcuna sfasatura di tono.

Il libro è suddiviso in tre parti.

  1. Effetti che l’amore produce sull’amante: l’amante poteva sempre sperare in una ricompensa al suo amore da parte della donna (amor cortese → extranos).
  2. Lode della donna: la negazione del saluto fa che la felicità deve nascere non da un appagamento esterno, ma dentro di lui, dalle parole dette in lode della sua donna (amore fine a se stesso → intranos).
  3. Morte della gentilissima: l’amore non mira a ricompense materiali e trova la sua beatitudine nella contemplazione la lode di Dio (amore mistico → supernos).

In Dante il processo ascendente torna sino a Dio proprio per il tramite della donna. L’amore per la donna innalza l’anima sino alla contemplazione del cielo.

L’esperienza intellettuale e sentimentale

[L’esperienza intellettuale e sentimentale _ la vita di Dante Alighieri]

Dante nacque a Firenze nel 1265 da una famiglia della piccola nobiltà cittadina di parte guelfa. Apprese la retorica, l’arte del ben parlare e dello scrivere elegante. Accanto agli interessi dottrinali, si manifestò presto vocazione alla poesia. La sua esperienza intellettuale  e sentimentale di questi anni giovanili si compendia intorno a Beatrice restando poi il cardine di tutto il suo percorso successivo.
La morte di Beatrice, nel 1290, segna per Dante un periodo di smarrimento, ma costituisce anche lo stimolo ad uscire dal mondo chiuso e rarefatto dello Stilnovismo, ad ampliare i suoi orizzonti culturali e stabilire un rapporto con la realtà della vita civile e politica. Per trovare conforto al dolore per la morte dell’amata, si rivolge agli studi filosofici, provandone tanto entusiasmo che l’amore della filosofia «cacciava e distruggeva ogni altro pensiero».

Dante AlighieriNel 1293 con gli Ordinamenti di giustizia, aveva escluso la nobiltà cittadina delle cariche pubbliche; il provvedimento fu poi attenuato e fu consentito ai nobili di ricoprire cariche, purché fossero iscritti ad una corporazione. Dante entrò nell’Arte dei Medici e Speziali e fu eletto fra i Priori, la suprema magistratura cittadina.
I Guelfi Neri, guidati da Bonifacio VIII, mirava ad imporre il dominio della Chiesa sulla Toscana. Il legato pontificio, mandato col pretesto di far da paciere tra le due fazioni dei Guelfi, favorì invece i Neri, i quali si impadronirono di Firenze, scatenando le persecuzioni contro la parte sconfitta. Dante non si trovava a Firenze; nel 1302 apprese di essere stato condannato all’esilio con l’accusa di baratteria (corruzione nell’esercizio delle cariche pubbliche), due mesi dopo un’altra sentenza lo condannava al rogo.

I VI canti sono dedicati alla situazione di Firenze:

  • Inferno: Dante incolpa Bonifacio VIII di invidie e gelosie che hanno portato alla lotta delle due fazioni di Guelfi.
  • Purgatorio: tutto l’Italia è meretrice, un coacervo di stati divisi da lotte.
  • Paradiso: l’impero, invece di essere soluzione a tutto, langue perché aspetta un imperatore che non arriverà mai.

Il viaggio dantescoIncominciò così l’esperienza dell’esilio. Dopo un tentativo di rientrare con la forza, fallito miseramente, egli si sdegnò contro la «compagnia malvagia e scempia», e preferì «far parte per stesso». Ebbe allora inizio il suo pellegrinaggio per varie regioni italiane. La sua funzione era quella di uomo di corte presso signori magnanimi che ospitavano uomini di cultura per ricavarne lustro e prestigio. E’ comprensibile perciò come Dante, che era il tipico intellettuale-cittadino, fiero del proprio valore e geloso della propria autonomia, dovesse soffrire dell’umiliante condizione di dover ricorrere alla generosità altrui per vivere e di dover assoggettare ad altri la propria attività intellettuale.
Vi era il quadro di una Chiesa mondanizzata e corrotta, i cui membri, invece di guidare il loro gregge, si trasformavano in «lupi rapaci». Egli credette di individuarla nell’assenza di un imperatore, che si ponesse come supremo regolatore della vita civile. Nacque allora il disegno della Commedia, alla quale lavorò per quasi tutti gli anni dell’esilio.

Dante AlighieriDante poteva tornare a Firenze, ma avrebbe dovuto ammettere la propria colpevolezza e subire un’umiliazione pubblica. Negli ultimi anni visse a Ravenna, presso i De Polenta, circondato ormai dalla fama di altissimo poeta. A Ravenna, di ritorno da un’ambasciata a Venezia, morì il 14 settembre del 1321.

Una nuova “tendenza” poetica

[Una nuova “tendenza” poetica _ il dolce stil novo]

A Firenze nasce il dolce stil novo con cui la lirica amorosa di ispirazione cortese tocca la sua fase culminante. Gli esponenti sono Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti, Dante Alighieri, Dino Frescobaldi.

Si ha uno stile più limpido e piano, definito appunto dolce. Inoltre i poeti hanno una visione più spiritualizzata della donna, che viene esaltata come angelo in terra e dispensatrice di salvezza.

Donna angelicataL’attenzione è concentrata maggiormente sull’interiorità dell’amante, con l’esclusione di ogni riferimento a situazioni esterne, e il fervore intellettualistico, che si rifà ad un bagaglio filosofico e scientifico di provenienza universitaria. Si coglie, inoltre, l’aspirazione a sostituire la corte reale, che era lo sfondo della poesia provenzale e siciliana, con una corte ideale, composta da una cerchia ristretta di spiriti eletti.
Lo stil novo si rivela l’espressione dello strato più elevato delle nuove classi dirigenti comunali che aspirano a presentarsi come una nuova aristocrazia, fondata non più sulla nobiltà di sangue, ma sull’altezza di ingegno per distinguersi dai ceti inferiori.

Guido Guinizzelli.

Nato a Bologna, di famiglia ghibellina, si schierò dalla parte dei Lambertazzi; quando questi vennero sconfitti dai Geremei si rifugiò in esilio sui colli Euganei, a Monselice presso Padova dove morì.
Nelle sue canzoni affronta i temi stilnovistici:

  • equiparazione della donna ad un angelo proveniente dal regno di Dio;
  • lode dell’eccellenza della donna, paragonata alle bellezze più elette della natura;
  • valore miracoloso del suo saluto che dona salvezza;
  • effetti della passione d’amore che si consuma e si strugge.

Parafrasi di alcune canzoni:
Io voglio del ver la mia donna laudare;
Lo vostro bel saluto e ‘l gentil sguardo
.

Dolce stil novo

Guido Cavalcanti.

Nato a Firenze da una famiglia tra le più potenti della città, di orientamento guelfo. Fu eletto tra i rappresentanti del Consiglio del Comune. Venne mandato in esilio e richiamato a Firenze dove morì.

Cavalcanti scrive testi di difficile interpretazione. L’amore, che è in origine luminoso, diventa una forza oscura; appare, infatti, come forza tenebrosa e terribile, che si impossessa dell’anima generando paura, angoscia, sofferenza.
Il dramma si svolge tutto nell’interno dell’animo dell’amante. Ed è un dramma che si oggettiva in una serie di personificazioni; ne deriva una scissione interiore che conduce alla morte.

Parafrasi di Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira.